Roberta Giubitosi per “trame di luce” (2017)

Fin dalla sua formazione, Carla Erizzo elabora una particolare ricerca pittorica che affonda le sue radici nella tradizione tonale veneziana e nella più ampia cultura artistica di matrice “impressionista”.
Lo studio dei materiali e le procedure acquisite durante la lunga pratica di bottega consentono di elaborare un personale “modus operandi” e di costituire le fondamenta concettuali del suo pensiero. Lontano da qualsiasi intento anacronistico, l’artista individua nel “lavoro di bottega” il luogo privilegiato in cui sperimentare e ricombinare pratiche antiche e moderne capaci di esprimere nell’opera d’arte una personale interpretazione della realtà contemporanea.
Le singolari strutture compositive, i densi impasti di pigmenti, le ricercate tonalità cromatiche costituiscono gli elementi di una sintassi pittorica elaborata nel tempo. Attraverso la libera sperimentazione dell’artista, le pratiche del mestiere, gli antichi telai, le tele consumate e reimpiegate acquistano un nuovo valore nell’attualità. L’opera quindi nasce da un processo dinamico in cui ogni singolo elemento costitutivo può veicolare sempre diversi significati grazie alla particolare continuità tra il passato e il presente. Le infinite suggestioni visive della vita
quotidiana si caricano di una singolare forza espressiva tramite la ricercata gamma cromatica e la lavorazione dei materiali. Gli scorci veneziani, i panni al vento nelle calli, i particolari dei passanti spesso vengono trasfigurati dai colpi di spatola che si susseguono velocemente creando vibrazioni luminose e costruendo arditi tagli compositivi. La densità delle stesure pittoriche varia continuamente sulla superficie della tela creando infinite suggestioni percettive ed emotive. A volte le campiture rompono lo spazio come lame taglienti, sezionando le forme e delineando l’architettura dell’opera, a volte invece il colore si espande sulla superficie quasi vaporizzato creando un’atmosfera fluttuante e impalpabile. La luce si materializza nel colore fino a giungere alla massima intensità nelle dense stesure bianche che attraversano e intersecano i piani cromatici. La “materia luminosa” trascinata dalla gestualità dell’artista diviene l’elemento primario e strutturale che costruisce le forme e definisce lo spazio. I riferimenti visivi al dato reale e naturalistico si stemperano e i dettagli a volte si espandono su tutta la dimensione dell’opera. La tela di supporto diviene materia che interagisce con i pigmenti, sia quando la trama del lino emerge tra le diverse stesure cromatiche, sia quando i ritagli di recupero vengono applicati sulla superficie come sigillo e marchio concreto dell’artista. Nella varietà della produzione di Carla Erizzo, emerge la volontà di superare la netta separazione tra le categorie artistiche, tra figurativo e non figurativo, senza dichiarare esplicite rotture con la tradizione. Il suo lavoro sottolinea la complessità del processo creativo capace di rinnovarsi nel libero dialogo con la cultura artistica del passato.

Roberta Gubitosi