Roberta Gubitosi per “Back to Light” (2011)

Formatasi nello studio del padre pittore, Carla Erizzo manifesta una particolare sensibilità verso il colore, visibile nelle atmosfere veneziane immerse in una luce vibrante. Fin dalle prime opere, la ricerca dell’artista è incentrata sull’analisi del puro dato luminoso, scomposto e ricomposto, fino a raggiungere esiti quasi astratti. Fasci di luce, bagliori improvvisi rompono e modellano lo spazio che si espande come una materia fluida, superando la bidimensionalità del supporto. I colpi di spatola si susseguono velocemente creando vibrazioni luminose, che rendono visibili le forme e contemporaneamente sembrano assorbirle man mano che aumenta la loro intensità.

Significative a tale proposito sono le serie pittoriche che segnano il percorso artistico dell’artista: Le mie Venezie, Sensazioni d’acqua, Tra luce e realtà, Percorsi paralleli. Inevitabile è notare i richiami alla pittura tonale veneziana e alla cultura di matrice impressionista, soprattutto nell’attenta registrazione e nella scomposizione dei mutevoli effetti della luce. Secondo le leggi della percezione visiva, la luce è in sé invisibile e si propaga nello spazio in ogni direzione rendendo le cose visibili. Per tali motivi, la luce spesso è stata pensata come un’entità in opposizione alla materia, ai corpi solidi, che frapponendosi alla direzione dei suoi raggi ne vengono illuminati.

Le opere più recenti di Carla Erizzo rappresentano una nuova e suggestiva riflessione sul rapporto luce-materia. Nella ricerca pittorica dell’artista, si coglie l’intento di materializzare nel colore la luce in modo tale da rendere quest’ultima un’entità fluida con una propria funzione strutturale. Se si osserva l’opera Interno con bottiglie, la luce è un elemento visibile, dotato di una propria fisicità e corporeità. Portata quasi alla massima intensità, la luce si addensa divenendo essa stessa materia che costruisce le forme e lo spazio. Gli oggetti, le bottiglie, appaiono quasi evanescenti, avvolte dalla “materia luminosa”.

In Presenza le masse luminose rompono lo spazio come lame taglienti e delineano l’architettura di una figura immersa in un’atmosfera fluttuante e impalpabile.
La luce si allontana dalla contingenza del dato naturale e diviene materia strutturale dell’opera: lo spazio che viene definito stravolge la realtà visiva, per evocare un’altra dimensione, a volte quasi mistica, simbolo di una realtà interiore.

Le opere di Carla Erizzo manifestano la coerenza della sua ricerca, capace di liberare l’occhio dalle abitudini percettive e innovare i procedimenti acquisiti. Nel lirico equilibrio tra figurativo e non figurativo, emerge un rapporto intimo ed emotivo con la realtà i cui confini sono sempre più difficilmente percepibili e controllabili; l’artista può solo coglierne alcuni frammenti nell’attuarsi del processo creativo.
Per Carla Erizzo l’azione non è progettata né avventata: si compie attraverso un graduale accumularsi e affinarsi dell’esperienza nel corso del fare. Significative a tale proposito sono le parole di Mark Rothko: “I quadri devono essere dei miracoli. Il loro completamento segna la fine dell’intimità tra creazione e creatore. L’artista se ne ritrova fuori”. È la descrizione semplice e perfetta di un processo creativo in cui l’artista è tutt’uno con la tela e solo alla conclusione l’opera diviene una realtà autonoma, pronta a manifestarsi al fruitore come una rivelazione aperta a infinite interpretazioni.

Roberta Gubitosi